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Se la notte fosse un drappo di velluto

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Se la notte fosse un drappo di velluto,

senza uno spiraglio,  non distinguerei

quegli occhi che mi scrutano.

Un gatto nero in armonia con le mie ombre.

 

I sogni ora hanno un altro nome,

per sintomi son  simili ai desideri.

Vedo fumo denso e non arcobaleni.

Ma non dispero.

 

Ho provato a ripercorrere all’indietro

quel sentiero. Ho udito i passi di mia madre.

Correva nel mentre ripeteva del tutto incredula,

non posso camminare.

 Rosetta Sacchi - 09/04/2020 22:45:00 [ leggi altri commenti di Rosetta Sacchi » ]

Ringrazio Arcangelo Galante e Dedalus per il loro giudizio e l’attenta analisi dei versi. A conferma di certe riflessioni e ad integrazione aggiungo che tutto è influenzato in questo periodo dalla situazione di emergenza e in un certo senso di sospensione che stiamo vivendo, per cui è giustificata la tristezza, la negatività di certi pensieri che stanno come in bilico. Ed anche la speranza che riesce a farsi strada in maniera quasi silenziosa. Essa deriva dalla forza che è dentro di noi e dalla capacità, superato il momento emotivo, di vedere tutto razionalmente, dominando la paura e restituendo alle cose il loro vero nome.

 Arcangelo Galante - 08/04/2020 07:41:00 [ leggi altri commenti di Arcangelo Galante » ]

Il componimento, dona una sensazione di speranza a qualcuno che sta attraversando un periodo buio, ma vede la luce, in fondo al tunnel, giacché non si arrende al notturno drappo che avvolge ogni cosa.
Cosicché, ella continua ad andare avanti, alimentando interiormente la visione di guardare ancora l’attorno, sotto un chiarore nuovo, poiché, alcuni ricordi, permettono di crederlo.
Infatti, la poetessa descrive il giungere di tale luminosità nell’anima, dopo l’oscurità della notte e il conseguente rischiararsi delle emozioni proprie, tramite la stella della speranza, che non è illusione, ma una realtà certa, da venire.
Pensieri e riflessioni amare, costellate di legittimo pessimismo, umanamente comprensibile dal punto di vista psicologico, associate ad un ciclo, quasi obbligatorio della vita, che, per cause maggiori, estranee all’autrice, si deve masticare, per essere digerito.
Pubblicazione introspettiva!

 Dedalus - 07/04/2020 23:04:00 [ leggi altri commenti di Dedalus » ]

Il motivo dominante in molte delle liriche della poetessa è una tristezza soffusa, ed anche in questa il tratto è molto triste, lei sente il peso di occhi che la scrutano, interrogativi che si susseguono in un buio che permea e trasuda tristezza che fa sentire tutto il suo peso. "Ora i sogni hanno un altro nome" ed in quel buio così persistente che sembra ottenebrare ogni angolo di prospettiva "Vedo fumo denso e non arcobaleni./Ma non dispero." l’autrice non dispera, intravede ancora qualche barlume di speranza. In questa lirica ci troviamo di fronte ad una grande interpretazione di uno stato d’animo, chino sotto l’aggravio di un dolore intenso, che nella chiusa vede, con un ritorno a passati eventi, il dissolversi di quella nuvola densa che aveva oscurato ogni possibile arcobaleno.

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